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MITE - L'isola che non c'era

Il suono forte e potente, in alcuni momenti giocato in maniera determinante sulla potenza di fuoco chitarristica, ben si amalgama con i testi che non sono mai banali, pur nella difficoltà di coniugare poesia e ritmi veloci e compressi (…) Certo l’ambizione è grande, ma le capacità non sembrano essere latitanti…

Rosario Pantaleo

La pace elettrica - Distorsioni.it

Marco Sanchioni, cantautore marchigiano, di Fano, è senz’altro da annoverare tra coloro il cui percorso sì è affermato per una luminosa e lunga coerenza. Marco, dopo quasi trent’anni di attività ha arricchito via via di nuovi capitoli la sua vena creativa, lirica e musicale. E lo dimostra con il nuovo cd autoprodotto, "La Pace Elettrica", contenente undici canzoni che ci riconducono al nostro instabile e incauto presente, in un cortocircuito di rabbia, tenerezza e ironia. Le fonti ispirative di Sanchioni sono legate a un suono di memoria Hüsker Dü e a un cantato in stile gucciniano (si pensi alla traccia d’apertura L’Alternativo E' Conformista). "La Pace Elettrica" si pone fin dal titolo nel segno della ricerca di una propria misura in un universo circostante dominato da un equilibrio instabile e da apparenti contraddizioni evocate in Meglio Il Giullare Del Re e in Giovedì Grasso. Le canzoni contenute nel cd echeggiano scenari affettati e fittizi a favore di uno spazio di sincerità in cui vadano riducendosi le distanze e le falsità reciproche a favore di un riconoscimento più autentico di sé e degli altri. La ricerca lirica di Marco muove da questo bisogno di schiettezza che prescinde da una ricerca del bello fine a se stesso. Di fronte al garbuglio del mondo l’autore racconta di persone perlopiù immobili, in attesa, che non esprimono giudizi e che anche se condannano e assolvono lo fanno con una forma mentis quasi sempre superficiale. È per questo che nei testi e nella musiche del disco Sanchioni dà un forte imprinting a reagire, emergendo con autentici bagliori di un istante, con efficaci attimi di chiarezza, al di là di una ipotetica opposizione luce-buio. "La Pace Elettrica" mette in scena una poesia che viene dal fondo. Marco è come un archeologo che rovista tra i detriti, cercando la speranza per ridare vita a comportamenti supini di molti individui che preferiscono nascondersi, arrugginendo, guadagnare tempo, trasformarsi, creare. Non tutti ce la fanno, ma molti non vogliono. In definitiva se il titolare di queste meditazioni è un “io” a volte identificabile con l’autore, di fatto tutto l’album si presenta come un racconto di un “noi”, dove prevale la prima persona plurale. Perché è nei legami, nella collaborazione, nel dialogo che diventa possibile scorgere una trama, ritrovare il senso tra le storie del tempo, guarire il disagio della civiltà che ci sovrasta.
 
Francesco Battisti


Distorsioni.it

MITE - Blow up

… Marco mostra di potersi giocare una carta di prestigio sul tavolo del mercato discografico ( se esistesse davvero, e non solo nelle classifiche dei settimanali…) Rock fm, ma con gusto.

Vittorio Amodio

MITE - Alias (Il manifesto)

…chitarre ben in evidenza e testi senza peli sulla lingua (…) Sanchioni ha i numeri per riuscire ma dovrà in futuro lavorare molto di più sull’interpretazione, al momento troppo cantautorale e “pulita”, che stride non poco con i canoni del genere.

Stefano Crippa

La pace elettrica - musicmap.it

Marco Sanchioni ritorna sulla scena dopo cinque anni con un nuovo album intitolato “La pace elettrica”, e con una caratteristica essenziale che distingue il cantautore da tutti i suoi colleghi: la voglia di dire qualcosa quando c'è bisogno, di suonare veramente e sacrificarsi per dare vita ad un prodotto elegante, umile ma pieno di ispirazione. Il disco scorre molto velocemente, quasi impercettibile per certi versi, grazie anche ad una poetica che non appesantisce ma che va diritta al punto, senza fermarsi più di tanto e senza perdersi in fronzoli. “La pace elettrica” è una grande ispirazione, arrivata chissà da dove e materializzatasi in una chitarra elettrica, una acustica ed una penna che riesce a sprigionare poesia e bellezza. Tra i brani che riescono più a colpirti e ferirti dentro (senza farti male, per fortuna) troviamo sicuramente “Amore sporco”, un pezzo che sembra esser quasi un gioiello incastonato nel disco e che riesce a superare di gran lunga almeno un migliaio di brani in classifica. Ballad dolce, raffinata, piena di sentimento e cupa al punto giusto per il perfetto mix di malinconia domenicale (e non solo). L'altra faccia della medaglia del disco (quella più grezza ed elettronica) è formata da brani come ''Fossili'', anch'essa una delle tracce più belle del disco, che riesce a dare all'intera riproduzione un valore aggiunto per l'ascoltatore. In sostanza Marco Sanchioni sa come distinguersi e come trovare la propria dimensione, soprattutto adesso, nella fase matura della sua carriera. Quando tutto il resto del mondo si sgretola in banalità e musica commerciale, Marco Sanchioni riesce ad andare oltre, resiste, persiste e vince. (Domenico Carbonaro)

musicmap.it

DOLCEMENTE GRIDANDO SUL MONDO - Rockrebelmagazine.com

Prodotto da Marco Sanchioni stesso e da Alessandro Castriota, il disco si snoda attraverso undici tracce compatte e ben strutturate, cariche e anche pacate e riflessive, il cui intro è affidato al violino irrequieto di “Gli intellettuali non salveranno il mondo” che cede il posto al rock importante di “L’ anima (canzone cruda)”, quindi a “Fuggire” coi suoi favolosi anni Ottanta, poi a “Bimbi di pietra” con il suo lento malinconico e raffinato e così via, testo dopo testo e brano dopo brano fino alle cantautorali “Canzone per me” e “Sole di luglio” che guidano verso la chiusura, assegnata ai toni rock di “Il potere è adesso” e per contro al mesto ed emotivamente lento di “Resistenza passiva”.

Beh, che dire, Marco non è uno sprovveduto, questo disco, in cui non manca nulla, ne è la dimostrazione, noi gli auguriamo un futuro perfetto perché supportiamo l’ottima musica italiana, quella che merita.

Margherita Simonetti