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10 ANNI DOPO - DISTORSIONI.NET di Carlo Bordone

Prima – molto prima: almeno altri dieci anni – c’era stata l’avventura con gli A Number Two, autori di un misconosciuto ma bellissimo mini-lp di jangle rock, It Rains Again On The Rising Sun, figlio delle migliori suggestioni indie a cavallo tra anni Ottanta e Novanta. Un po’ di quelle atmosfere si ritrovano anche in queste tredici nuove canzoni - in realtà scritte in un arco di tempo molto lungo, tra il 2002 e il 2009 -, nonostante oggi Sanchioni canti in italiano e i sogni giovanili abbiano lasciato il posto alla maturità espressiva (e forse ogni tanto anche all’amarezza e alle disillusioni) dell’età adulta. Del resto, se hai imparato a scrivere con nel cuore i R.E.M. e gli  Hüsker Dü non è che a un certo punto te ne dimentichi.

Ogni tanto quel mondo antico salta fuori, in un attacco di canzone alla Losing My Religion(l’inizio della intensa Dani sulla luna) oppure in certe sfuriate elettriche e allo stesso tempo irresistibilmente melodiche che fanno pensare a un Bob Mould  nato a Fano invece che a Minneapolis (la rabbiosa Potrei vergognarmi). Ma oggi per il musicista marchigiano è altrettanto importante la dimensione cantautorale, e il peso che hanno le parole lo dimostra. La finezza lessicale e la ricerca dell’immagine poetica (Anima-le, Quasi Amore) non hanno nulla di sovrabbondante o di didascalico, abbandonandosi qui e là a una nostalgia generazionale (Il mio mangiadischi) che ha il pregio di suonare sincera. La capacità di piegare la letterarietà innata dell’italiano alla sintesi e all’essenzialità del rock, del resto, avvicinano Sanchioni al miglior Paolo Benvegnù così come, su un altro versante, a Giorgio Canali (specialmente quando sfodera un appuntito sarcasmo socio-politico in pezzi come Comunista con la pancia piena o L’ultimo happy hour). Il meglio, però, arriva proprio in chiusura, con la malinconica, sospesa La canzone dell’uomo bambino, piccolo gioiello melodico beatles-battistiano che fa davvero ben sperare per le future evoluzioni. Augurandoci, naturalmente, che non passino altri dieci anni.

Carlo Bordone

MITE - Musicboom.it

…questo Mite, cd firmato da Marco Sanchioni, è davvero un bel lavoro. E ve lo dico così: senza mezzi termini. Con la medesima spontaneità che aleggia sul lavoro in questione.

Luca D’Alessandro – www.musicboom.it

10 ANNI DOPO - IntervistandoWEBTV.it di Antonino Di Vita

“Dieci anni dopo” l'uscita del suo primo full lenght (Mite, PMA 2002), preceduto dalla pubblicazione di alcuni demo negli anni novanta, il cantautore marchigiano presenta tredici episodi scritti nell'arco di questa decade; il susseguirsi dei brani, senza pause, esibisce un continuum compositivo in una virtuale suite  formativa, elidendo l'apparente frammentarietà delle distanze temporali.
Lasciatasi alle spalle l'esperienza giovanile The A Number Two, indie rock band fondata verso la fine degli anni ottanta, e la breve parentesi come percussionista nel gruppo di folk irlandese Ossi, Sanchioni procede in solitaria l'esperienza di musicista, tagliando questo nuovo traguardo in virtù di una naturale urgenza espressiva.
Gli attacchi di L'Idea Di Te, L'Ultimo Happy Hour e Potrei Vergognarmi sono dei caterpillar sonori che avanzano inesorabili; chitarre serrate, riff seventies, squarci acustici, intromissioni noise, a scandire amori idealizzati, vuote esistenze e rabbie interiori.
Un disagio esistenziale che ricorre ad una sintesi equilibrata tra offensiva sonora e oasi riflessive, al servizio di una melodica cantabilità.
Le passate frequentazioni folk rispuntano nella malinconica Dani Sulla Luna, in antitesi con le pulsazioni punk di Anima-le; toni stemperati per l'amarcord ironico Il Mio Mangiadischi, ballad agreste, mentre il rifiuto di cliché ideologici imposti definisce Comunista Con La Pancia Piena, recuperando atmosfere tipiche del cantautorato militante anni settanta (Lolli su tutti).
Un lavoro sincero, libero e liberato, che ripercorre una fase della propria vita in cui, citando lo stesso artista: “...è rimasta la voglia...la necessità di scrivere...una terapia...come nutrimento...”.

Antonino Di Vita

MITE - Blow up

… Marco mostra di potersi giocare una carta di prestigio sul tavolo del mercato discografico ( se esistesse davvero, e non solo nelle classifiche dei settimanali…) Rock fm, ma con gusto.

Vittorio Amodio

10 ANNI DOPO - L'isola che non c'era di Giuseppe Bottazzi

Sanchioni, di origini toscane, che ha nelle sue corde differenti stili musicali, riesce a colorare ciascuna delle sue canzoni con grande garbo, con uno stile che potremmo definire artigianale ed in sottrazioni. I suoni, infatti, non sono mai ridondanti ma semplici, essenziali ma efficaci per descrivere il clima di ogni brano proposto.10 anni dopo è un lavoro che rende merito ad una scrittura che si è evoluta nel tempo e l'anno di composizione dei vari brani, come indicato nel libretto allegato al cd fa ben comprendere il percorso artistico intrapreso nel corso in questo decennio.

A voler ben ascoltare, il nuovo album potremmo definirlo “minimalista”, nel senso migliore del termine. Come dicevamo prima i suoni sono morbidi, delicati, low-profile, mentre i testi si srotolano con grande immediatezza ed in ognuna delle situazioni cantate è quasi naturale sentirsi parte della storia. Sanchioni, che di anni ne ha quarantaquattro. Marco Sanchioni rappresenta un’angolatura particolare del cantautore odierno che, rispetto alla leva degli anni '90, e si trova nelle condizioni di dover combattere con un mercato discografico sempre più asfittico e difficile da interpretare ed affrontare.

Certamente fa onore a lui, e ai tanti suoi colleghi, il coraggio nel non volere cedere le armi ma continuare a produrre cercando di tenere alto il livello della qualità artistica. Ora, che non si aspettino altri dieci anni....

Giuseppe Bottazzi

La pace elettrica - IndiePerCui

Suoni cantautorali che si fondono con una matrice rock e intessono trame che parlano di attualità, di mondo vissuto, di esigenza sempre costante di raccontare un ambiente in decadenza, un ambiente che ci riguarda e ci rende partecipi di una vita in divenire che non riusciamo a controllare. Il disco di Marco Sanchioni racchiude al proprio interno un’esigenza di mettere in musica sensazioni che inevitabilmente parlano di questa nostra quotidianità. Il voler apparire ad ogni costo, l’essere il re del social anche quando non serve, un tempo che cambia con noi, un tempo che cambia con l’essere umano, ma che in qualche modo non riusciamo a controllare che non riusciamo a far nostro, alle prese sempre con ciò che non saremo mai. La pace elettrica è un disco eterogeneo, un album che mescola diversi stili per immortalare canzoni che sono l’emblema unico di questo nostro tempo.

Marco Zorzan

Per IndiePerCui