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La pace elettrica - IndiePerCui

Suoni cantautorali che si fondono con una matrice rock e intessono trame che parlano di attualità, di mondo vissuto, di esigenza sempre costante di raccontare un ambiente in decadenza, un ambiente che ci riguarda e ci rende partecipi di una vita in divenire che non riusciamo a controllare. Il disco di Marco Sanchioni racchiude al proprio interno un’esigenza di mettere in musica sensazioni che inevitabilmente parlano di questa nostra quotidianità. Il voler apparire ad ogni costo, l’essere il re del social anche quando non serve, un tempo che cambia con noi, un tempo che cambia con l’essere umano, ma che in qualche modo non riusciamo a controllare che non riusciamo a far nostro, alle prese sempre con ciò che non saremo mai. La pace elettrica è un disco eterogeneo, un album che mescola diversi stili per immortalare canzoni che sono l’emblema unico di questo nostro tempo.

Marco Zorzan

Per IndiePerCui

10 ANNI DOPO - DISTORSIONI.NET di Carlo Bordone

Prima – molto prima: almeno altri dieci anni – c’era stata l’avventura con gli A Number Two, autori di un misconosciuto ma bellissimo mini-lp di jangle rock, It Rains Again On The Rising Sun, figlio delle migliori suggestioni indie a cavallo tra anni Ottanta e Novanta. Un po’ di quelle atmosfere si ritrovano anche in queste tredici nuove canzoni - in realtà scritte in un arco di tempo molto lungo, tra il 2002 e il 2009 -, nonostante oggi Sanchioni canti in italiano e i sogni giovanili abbiano lasciato il posto alla maturità espressiva (e forse ogni tanto anche all’amarezza e alle disillusioni) dell’età adulta. Del resto, se hai imparato a scrivere con nel cuore i R.E.M. e gli  Hüsker Dü non è che a un certo punto te ne dimentichi.

Ogni tanto quel mondo antico salta fuori, in un attacco di canzone alla Losing My Religion(l’inizio della intensa Dani sulla luna) oppure in certe sfuriate elettriche e allo stesso tempo irresistibilmente melodiche che fanno pensare a un Bob Mould  nato a Fano invece che a Minneapolis (la rabbiosa Potrei vergognarmi). Ma oggi per il musicista marchigiano è altrettanto importante la dimensione cantautorale, e il peso che hanno le parole lo dimostra. La finezza lessicale e la ricerca dell’immagine poetica (Anima-le, Quasi Amore) non hanno nulla di sovrabbondante o di didascalico, abbandonandosi qui e là a una nostalgia generazionale (Il mio mangiadischi) che ha il pregio di suonare sincera. La capacità di piegare la letterarietà innata dell’italiano alla sintesi e all’essenzialità del rock, del resto, avvicinano Sanchioni al miglior Paolo Benvegnù così come, su un altro versante, a Giorgio Canali (specialmente quando sfodera un appuntito sarcasmo socio-politico in pezzi come Comunista con la pancia piena o L’ultimo happy hour). Il meglio, però, arriva proprio in chiusura, con la malinconica, sospesa La canzone dell’uomo bambino, piccolo gioiello melodico beatles-battistiano che fa davvero ben sperare per le future evoluzioni. Augurandoci, naturalmente, che non passino altri dieci anni.

Carlo Bordone

10 ANNI DOPO - ROCKIMPRESSIONS.IT di Giancarlo Bolther

Lo stile di Marco è in bilico fra il rock più istintivo ed energico, a tratti molto psichedelico, e il cantautorato poetico, ma la cosa che colpisce fin dal primo ascolto è il gusto melodico che Sanchioni riesce ad imprimere alla sua musica, i testi corrono veloci e si sposano con una naturalezza incantevole, rock diretto e italiano molto spesso non sono andati d’accordo, anzi molti artisti, anche famosi, non sono riusciti a rendere bene il rock con cantato italiano, questo problema sembra non colpire minimamente Marco, che ci regala tredici ballate molto riuscite.

Apre “L’Idea di Te” con un giro molto duro, poi entra il cantato e tutto assume connotati più melodici, le parole sono piene di poesia, ma che non spegne l’energia impressa da una chitarra malandrina. Con la successiva “L’Ultimo Happy Hour” emerge anche il lato più caustico di Marco, che denuncia alcuni mali delle nuove generazioni con sagacia e forza, ci sono anche degli intermezzi molto acidi, che svelano l’amore del nostro per musiche non proprio easy listening, ma la resa finale è convincente. “Dani Sulla Luna” è il testo più poetico del disco, una storia molto triste (che mi ha ricordato un po Lilly di Venditti come tematica) accompagnata da una musica quasi allegra, con un giro un po’ irlandese e un po’ rock americano, un momento molto felice dove Sanchioni ha dato il meglio di se. Il brano successivo “Anima-le” è molto sesso e rock ‘n’ roll, dopo il testo delicato di prima è quasi uno schiaffo, non mi piace l’accostamento, ma come canzone funziona bene, gran finale psichedelico. Un altro bell’esempio di quello che Marco sa fare è “Quasi Amore”, un po’ ballata e un po’ rock trascinante, melodia ed energia, questo è ottimo rock “italiano”. La freschezza del cd non viene meno lungo tutto il suo percorso, anche se le canzoni più riuscite erano all’inizio, ma ci sono momenti davvero interessanti, come la caustica “Comunista con la Pancia Piena”, che riflette in modo molto ironico su alcuni mali di certa sinistra. La malinconica “Il Mio Mangiadischi”, mi ha convinto poco, meglio sicuramente “Giochi di Potere”, dove ancora una volta mescola rock con testi in italiano molto ben inseriti. Si chiude con una parentesi onirica che spiazza un po’ rispetto al resto del cd, ma ci sta.

Mentre molti continuano a domandarsi se esista una via per il rock italiano, Sanchioni ci regala un disco emozionante, che non lascia dubbi. Certo in Italia è difficile fare rock e sicuramente lo sa bene Marco, ma è bello sapere che questo non ha impedito la riuscita di un disco così felicemente controcorrente.

GB

MITE - Rocksound

“Mite” contiene canzoni in bilico tra rock e pop, dirette e immediate. In alcuni casi sfiorano territori vicini al punk rock, quasi in stile Ramones, magari più addolcito e riarrangiato, ma la base di partenza e quella. Niente di eccessivamente nuovo, ma divertente…

Fabrizio “Panna” Panarese

MITE - Kronic.it

Colpisce per la sua freschezza questo album di Marco Sanchioni, "il cantautore punk" come ormai molti amano definirlo(….) Senza dubbio la forza di Marco Sanchioni è proprio nell`immediatezza con cui riesce a comunicare, nei testi a volte riflessivi ed altre volte ironici ma mai elaborati(…)Un lavoro che ha sicuramente la freschezza e l`immediatezza che certi “grandi nomi” del rock radiofonico ricercano inutilmente da anni…

Roberto Bonfanti – www.kronic.it

DOLCEMENTE GRIDANDO SUL MONDO - Ventonuovo.eu

La mia voglia di scrivere nasce dall’urgenza e la necessità di mettere nero su bianco le inquietudini, la rabbia, così come la bellezza e la gioia di esserci. E’ forse per questo motivo che considero le canzoni come una terapia, uno scavare dentro, un po’ come ripulire l’interno di una cisterna con tutte le sue incrostazioni, decantare mostri e fantasmi interiori per poi rivederli impressi nelle parole.
Parole, quelle di alcune canzoni di questo nuovo album, che ho scoperto solo più tardi molto cruenti, forti e penetranti, al punto da farmi quasi paura da solo, riascoltate in momenti diversi rispetto quei giorni in cui le
avevo scritte”.
Titoli significativi come “Sopravvivere vivendo” e “Gli intellettuali non salveranno il mondo” dalla forte spinta Rock mettono in evidenza il valore di questo artista nato a Fano (Pu) nel 1969 con alle spalle anche una militanza in gioventù negli A number two, band con cui pubblicherà due demo e persino un mini album per l’etichetta romana High Rise.
In seguito farà parte per un breve periodo anche degli Ossi, una bizzarra band di folk irlandese di Urbino, dove per circa un anno giocherà il ruolo di percussionista.
Da allora diverse esperienze anche molto importanti (il suo primo cd “Mite” vede la collaborazione di Franco Caforio, fondatore dei Death SS ed in seguito membro dei Litfiba e della band di Piero Pelù).
“Dolcemente gridando sul mondo” è un disco in cui convivono l’anima Rock (“Il potere è adesso”) e quella più sensibile (“Canzone per me”) di Marco Sanchioni, che mettono in luce il talento naturale di questo autore che fa un uso massiccio della chitarra (a volte granitica e talvolta gentile) e che a tratti ricorda il grande Francesco Guccini ma anche Giorgio Canali(ex C.S.I. e P.G.R.).
Insomma in breve un perfetto mix di Pop e Grunge per pura estasi sonora…
Un’immediatezza che trae origine dal Punk anni settanta e dalla canzone d’autore che ha nella semplicità il suo punto di forza.

Marco Vittoria